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PSICOLOGIA: FREUD e l'inconscio

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Pensiero di Sigmund Freud: cos'è l'inconscio?

Secondo Sigmund Freud, al contrario di ciò che si credeva al tempo, la “psiche” (mente) di un soggetto non è dominata da processi consapevoli ma, soprattutto, da un’attività inconscia. La mente dell’uomo è paragonabile ad un iceberg, in cui l’inconscio costituisce la struttura prevalente, mentre solo la punta visibile è rappresentata dal conscio.
L’inconscio è diviso secondo Freud in due zone:     
  • il preconscio: formato da contenuti che sono solo temporaneamente inconsci ma che, attraverso uno sforzo di attenzione, possono essere riportati alla luce.
  • l’“inconscio” o “rimosso: formato da elementi che sono mantenuti inconsci da una forza, detta “rimozione”, che può essere aggirata solo grazie a particolari tecniche psicoanalitiche.

  • Come si accede all'inconscio?

  • Per portare alla consapevolezza il “rimosso” o “inconscio”, Freud inizialmente utilizzava l’ipnosi. Tuttavia, successivamente, si rese conto che era più fruttuoso utilizzare il metodo delle “associazioni libere”. Tale tecnica consiste nel far rilassare il paziente il più possibile (facendolo sdraiare su di un lettino) e farlo abbandonare ai propri pensieri. In questo modo, è il paziente stesso ad “aiutare” il medico, poiché i pensieri sono attratti e si dirigono man mano verso il rimosso.    

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  • Il successo dell’analisi, secondo Sigmund Freud, presuppone uno sforzo e un lavoro combinato del paziente e del terapeuta e risulta essere davvero efficace quando si genera il transfert, o traslazione. Quest’ultimo consiste nel trasferimento sul medico di stati d’animo ambivalenti provati dal paziente nei confronti dei genitori durante l’infanzia. Il soggetto in cura, per guadagnare l’approvazione del medico, prova verso di lui un sentimento di fiducia e attaccamento e riesce “a far cose che altrimenti gli sarebbero impossibili”.    
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